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Astronomia UAI n. 10 1990 e n. 1 1991

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Le meridiane filari

Nicoletta Lanciano
Università "La Sapienza" di Roma

 

Abstract. The first part of this article describes the working of the wire sundials and their origin. The earliest wire sundial of which we know, is in France: the astronomer J. N. Delisle had it built in Paris in 1713. The text reports a long passage from his notes.

 

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Le torri dei due antichi osservatori di via Romana a Firenze e di Palazzo Poggi a Bologna, racchiudono, ciascuna, una meridiana orizzontale. La meridiana di Bologna, rifatta nel 1741, mostra ancora i resti di un dispositivo a filo installato nel 1726. La meridiana di Firenze porta la data del 1784. Si vedono nella sala, nelle pareti a nord e a sud, da una parte e dall'altra della linea meridiana, due supporti di ferro la cui funzione può non essere chiara ad un primo impatto. Eppure si tratta, anche in questo caso, dei resti di una meridiana filare, meno nota di quella di Bologna.

 

Le meridiane orizzontali

Una linea meridiana è la materializzazione di un tratto del meridiano locale.
Meridiano viene dal latino meridies e cioè "metà del giorno": il Sole infatti attraversa il cielo meridiano, a mezzogiorno: se sulla linea meridiana è posto uno gnomone, come ad esempio a piazza San Pietro a Roma, quando la sua ombra la attraversa indica il mezzogiorno locale.
Ma all'interno delle chiese, degli osservatori e dei palazzi si trovano i veri gioielli: le linee meridiane in cui la protagonista è la luce stessa del Sole. Anche in questo caso una linea orientata nord-sud è tracciata in terra: e in alto, nella parete a sud, un fiorellino permette al Sole di entrare nella sala.
Il dispositivo di una meridiana di tipo filare consiste in un sottile filo metallico, teso tra due supporti, e allineato con precisione secondo la linea nord-sud, in una stanza buia.
Il filo può trovarsi ad una distanza arbitraria dal pavimento purché abbastanza vicino a questo. Il foro eliottrico deve essere aperto sulla verticale dell’estremo sud del filo. Intorno al momento del mezzogiorno locale l'immagine del Sole si sposta sul pavimento da ovest verso est. Poggiato un foglio bianco sotto il filo per raccogliervi l'immagine del Sole, si segna il momento preciso in cui il bordo del cono di luce è tangente al filo, e l'ombra di questo appare sul foglio. L'ombra del filo è di nuovo tangente al bordo del cono di luce dalla parte opposta dopo qualche minuto: la media dei due tempi dà l'istante del mezzogiorno con un errore probabilmente inferiore al secondo.

Si tratta quindi, in questo caso, di una meridiana in cui la luce, del raggio del Sole, e l'ombra, del filo, sono entrambi presenti.

L'origine delle meridiane filari

La più antica meridiana di tipo filare di cui si ha notizia è quella che l'astronomo Joseph Nicolas Delisle costruì a Parigi nell'Osservatorio della Torre del Luxembourg nel 1713.
Nato a Parigi nel 1688, Delisle studiò al Collegio Mazarin; in seguito all'eclisse di Sole del 12 marzo 1706, che colpì vivacemente la sua curiosità, intraprese studi di astronomia. Nel 1710 ebbe il permesso da M. le Duc d'Antin (sovrintendente dei Palazzi della Corona), di stabilirsi nella cupola che si trovava sopra il portone principale del palazzo del Luxembourg dal lato della Rue de Tournon, dove due anni più tardi stabilì il suo osservatorio.
L'osservatorio era costituito dalla sala rotonda coperta dalla cupola, di 8 m di diametro all'interno e di 4,5 m di altezza fino all'inizio della parte emisferica. La sala aveva otto aperture, fino a terra, corrispondenti ai lati di un ottagono regolare: la stessa forma che, come vedremo in seguito, si ritrova
nell'Osservatorio di Eger in Ungheria.
Ma Delisle, dopo essere stato ammesso a far parate dell'Academie, fu obbligato ad abbandonare l’Osservatorio del Luxembourg nel 1715 per ordine della Duchessa de Berry. Nel 1724 fece un viaggio a Londra durante il quale incontrò Newton e Halley. Lo zar Pietro il Grande, che lo conobbe durante un soggiorno in Francia, lo invitò a fondare una scuola di astronomia in Russia. Delisle partì per Pietroburgo nel 1724 e vi restò 22 anni. Tornato in Francia nel1747, riprese le sue funzioni all'Academie. Stabilì allora il suo nuovo osservatorio su un pianerottolo sopra la scala dell'Hotel de Cluny, nella via Mathurins. Morì a Parigi nel 1768 dopo avere pubblicato molte opere di rilievo. Tra i suoi allievi ci sono Lalande, a cui aveva ceduto al suo ritorno in Francia nel 1747 l'osservatorio del Luxembourg, e Messier.

 

Gli strumenti di cui disponeva Delisle all’Osservatorio del Luxembourg erano:
  • un pendolo a cicloide, costruito da H. Balthazar, alla fine del 1711, simile a quello che Huygens descrisse nel suo Horologio Oscillatorio;
  • una macchina parallattica;
  • uno gnomone con meridiana ordinaria tracciata sul pavimento;
  • un cannocchiale murale.

 

Sul modo in cui ho regolato il mio pendolo

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Il tempo dell'orologio era allora "trasportato" da un luogo di osservazione all'altro dove si trovavano i pendoli fissi, attraverso orologi a secondi che invece erano mobili. Un'ora del pendolo di Delisle veniva cosi confrontata con un'ora del pendolo di M. Le Chevalier de Louville, che era esattamente regolato sul tempo vero attraverso le altezze corrispondenti del Sole.

Il filo, dunque, come Delisle precisa in un testo delle "Memoires de l'Academie" del 1719, deve essere fino e unito: ci si può servire per questo di un gran numero di capelli annodati tra loro, e per rendere l'immagine più distinta possibile, è utile rendere la sala dell'osservazione ben scura. Non ha alcuna importanza che il filo sia ben teso o che sia curvo "a causa della pesantezza", che sia perfettamente orizzontale o invece inclinato: è solo necessario che sia tutto nel piano del meridiano.

Per rendere l'immagine del Sole più distinta possibile, si può fare il diametro del foro circa della millesima parte dell'altezza dello gnomone, come si osserva nel grande gnomone di Bologna [3], e questa proporzione è la più vantaggiosa anche per i piccoli gnomoni; osservandoli ci si accorge distintamente che la penombra che circonda l'immagine del sole ha la larghezza del diametro del foro; quando il Sole ha delle macchie considerevoli, si possono vedere anche nella sua immagine.

Nel periodo in cui si trovò a Petersbourg, Delisle raccolse le sue osservazioni, dal 1726 al 1747, in 6libri: nel terzo libro sono raccolte le osservazioni fatte con gli gnomoni e la descrizione di questi (in cinque capitoli).

Nei primi tre capitoli descrive lo gnomone maggiore dell'Osservatorio Superiore, con un obiettivo di 32 pieds e con il fuoco di 10 pouces.

L'altezza del foro era di 25 pieds.

Nel quarto capitolo descrive le osservazioni fatte con un secondo gnomone dell'osservatorio superiore, e nel quinto capitolo è la descrizione dello gnomone dell'osservatorio inferiore "nel quale l'immagine del Sole è stata introdotta nella camera oscura da un foro semplice aperto in una placca posta nel piano dell'equatore, che è servita non solo alle meridiane filari orizzontali e verticali di questo osservatorio, ma anche alle altezze meridiane del Sole, nei solstizi d'inverno degli anni 1731-41 e molto tempo prima e dopo questi solstizi, ricevendo l’immagine del Sole su una lastra verticale, distante circa 29 piedi dal foro" (manoscritto dell'Observatoire de Paris, E1-1-(151-121)).

(I. Continua)

 

Note

[3] Si tratta della grande meridiana di San Petronio a Bologna tracciata da Gian Domenico Cassini.