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Astronomia UAI n. 10 1990 e n. 1 1991

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Sul modo in cui ho regolato il mio pendolo

Dal testo manoscritto dell'Observatoire de Paris, C-2-14, di J.N. Delisle (1)
Marzo 1712 - Aprile 1713

Il pendolo di cui mi sono servito è stato fatto da Henri Baltazar, a imitazione di quello che M. Huygens ha descritto nel suo libro intitolato Horologio Oscillatorio. Per regolarlo mi son servito di un piccolo cannocchiale di 3 piedi che avevo incastonato nel muro e che era stato diretto verso una stella ed essendo in questa situazione mi è servito a farmi conoscere che cosa faceva il mio pendolo durante ogni ritorno di questa stella al fuoco di questo cannocchiale, ho messo un filo di ottone un po' grosso per poter osservare senza aver bisogno di illuminare l’obiettivo mentre le stelle passavano sotto questo filo per poter regolare il mio pendolo al tempo vero. Mi sono servito di uno gnomone di cui avevo prima di tutto tracciato la meridiana al modo ordinario, sul pavimento della mia stanza, che avevo reso orizzontale nella parte in cui passava la meridiana facendoci cadere del gesso.
Ma questo pavimento si era infossato e di conseguenza aveva
disturbato la mia meridiana, sono stato obbligato ad immaginare un'altra specie di gnomone che non fosse soggetto a questo inconveniente; poiché questo gnomone non doveva servirmi altro che a dare i tempi veri e i tempi medi, non era necessario che la meridiana fosse su un piano orizzontale; era sufficiente che fosse nel piano del meridiano ed era già una grande abbreviazione per la consultazione di questo gnomone, poiché la maggior difficoltà nella costruzione degli gnomoni ordinari consiste nel mettere bene a livello il piano in cui si vuole tracciare la linea meridiana, oltre a ciò, è necessario negli gnomoni ordinari chela meridiana sia esattamente dritta: ma in quello che io meditavo, non avevo bisogno di questo, ammesso che fosse nel piano del meridiano, non m’importava che fosse diritta o curva. Su questi fondamenti, ho immaginato la più semplice e la più rapida costruzione di uno gnomone che fosse possibile.

fig_2.gif (9807 byte)

Ho fatto incastonare sotto la porta del mio osservatorio, che è volta a mezzogiorno, una lastra di ferro A nel piano del cerchio delle ore 6 circa (mezzogiorno); un foro (vedi fig. 2) nel mezzo di questa lastra, di una linea [2] di diametro, serve da cima del mio gnomone; da questa apertura A, ho abbassato una linea verticale AB per mezzo di un filo AB in fondo al quale avevo attaccato un piombo B; poi ho fatto incastonare sulla soglia della mia porta su cui cadeva questa verticale una piccola lastra di ottone LNOP simile ad una piccola porta quadrata, in modo tale che il filo verticale AB battesse liberamente sulla superficie O, cioè in modo che questa superficie fosse nella verticale AB. Quando sono stato sicuro della posizione di questa lastra, come ho appena detto, ho tracciato sulla superficie NO, che guardava verso l’interno della mia stanza, la piccola linea D dove si incontra con il filo verticale; infine avendo fatto attaccare una punta C sopra questa lastra di ottone, vi ho attaccato un piccolo crine di capello che passando da C a D per dietro e sotto di questa porta e lasciandola nel punto D della verticale per traversare tutta la mia stanza nella direzione DE, infine è ripassato in EH per sotto ad un'altra specie di porta dove era l'anello quadrato TQRS che avevo fatto incastonare nel muro della mia stanza diametralmente opposto alla porta.
Infine questo filo è stato teso dalla lastra LNOP dov'era stato
attaccato alla punta C fino alla lastra QRST attraverso un peso H e la superficie CFG della lastra QRST è stata divisa dopo F fino a G in pouces e in lignes in modo che si potesse far passare il filo DEH per il punto di queste divisioni che si voleva. Attraverso queste costruzioni, il mio disegno era piazzare il filo DE nel piano del meridiano nel quale era già la sua estremità D, ma poiché io non potevo piazzarvi l'altra estremità E che attraverso l'osservazione, e poiché non conoscevo a priori la posizione del meridiano altro che approssimativamente attraverso la mia stanza, era necessario che sulla lastra QRST incastonata nel muro il capello potesse variare di posizione per poterlo esattamente piazzare nel piano meridiano, così come ho fatto con delle osservazioni che si vedranno in seguito. Il filo DE essendo nel piano meridiano ed essendo la stanza ben chiusa da tutti i lati e non ricevendo luce che dall'apertura A, quando l'immagine M del Sole attraversa questo filo, si forma sotto l'ombra IK di questo filo che si può raccogliere su un foglio di carta bianco o sul dorso di una carta da gioco, secondo la grandezza dell'immagine del Sole, in questo modo si possono determinare gli istanti in cui i due bordi dell'immagine del Sole, quello che precede e quello che segue, toccano questa ombra da cui si può concludere l'istante in cui il centro di questa immagine passa per il filo DE che è l'istante del mezzogiorno.

 

1712-4

Ciò che vi è di più comodo in questa specie di gnomone è che essendo fissi i luoghi per cui si sa che deve passare il filo, come ho detto, si può togliere il filo e rimetterlo senza fare nessun errore, d'altra parte l'ombra di questo filo è altrettanto netta e finita come lo sarebbe una linea tracciata ad inchiostro, e inoltre quest'ombra si può prendere alla distanza che si vuole dal filo senza cessare di essere finita; ma solo essa sarà più spessa e non sarà così nera, in una parola quest'ombra è del tutto diversa dalle ombre ordinarie; ne spiegherò nel seguito le peculiarità.

1713-15

Il 20 maggio, avendo teso il filo per servirmi delle meridiane nella specie dello gnomone che ho descritto, ho osservato il passaggio dell'immagine del Sole in questo modo:

alle 11h 55'08" il bordo che precede l'immagine del Sole tocca il filo
11h 57'26" il bordo che segue l'immagine del Sole tocca il filo
2'18" tempo che l'immagine del Sole impiega a passare il filo
1'09" la metà di questo tempo a cui aggiungo
11h 55'08" il passaggio del primo bordo, e ne risulta
11h 56'17" il tempo del mio pendolo in cui il centro dell'immagine del Sole passa sul filo.

 

Note

[1] Traduzioni dell'autrice.

[2] All'inizio del Settecento in Francia si usavano queste unità:

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