Date: Thu, 26 Nov 1998 15:19:30 +0100
From: S.M. Stoppani Lecco
Subject: Dibattito gruppo 1

DIBATTITO (GRUPPO 1)

In risposta al messaggio di Paola butto giù alcune riflessioni, disordinate e piuttosto generali, "né calde né fredde", anche perché ora sto cercando di mettere ordine ai miei pensieri e di mettere a fuoco ciò che è attinente al nostro compito.

Arduo lavoro quello degli innovativi!

Paola chiede: "Questo sistema di formazione ha cambiato la nostra professionalità? Come?"

Mi viene in mente quanto detto qualche tempo fa da Enrica, non ricordo con precisione le parole, ma il senso era più o meno questo: normalmente quasi tutti gli insegnanti di scienze lasciano spazio alle attività sperimentali, cioè rientra nella abituale pratica metodologica far fare agli alunni esperimenti; l'insegnante è convinto di fare scienze ma spesso si tratta di "far finta" di fare esperimenti, di "far finta" di fare scienze (Enrica, se quanto ho detto risulta alquanto riduttivo rispetto al tuo discorso, spero almeno che non ne stravolga il significato).

Penso che queste parole abbiano pesato su di me non poco e che un buono stimolo a intraprendere e a continuare in un percorso così impegnativo sia nato da lì.

Anch'io con molta buona volontà e buona fede facevo fare il più possibile attività pratiche ai miei alunni, convinta della necessità che "facessero", "sperimentassero" e che non ripetessero la mia esperienza di scolara delle medie costretta a ricopiare dal libro di testo le attività sperimentali con relativi disegni senza mai aver avuto modo di praticarne alcuna (e penso di aver odiato soprattutto gli esperimenti di fisica, non ne capivo nulla di principio di Archimede, di forze, di lavoro...).

Vista nell'ottica attuale è come dare in mano al ragazzo una ricetta , gli si offre l'esperimento "preconfezionato", ovviamente già sperimentato e a volte abilmente aggiustato se i risultati sono diversi da quelli attesi. Con questo non rinnego quanto fatto precedentemente, vi sono attività che giudico comunque positive che hanno portato soddisfazione a me e agli alunni, ma l'approccio alla materia è ora diverso per me e soprattutto per i ragazzi.

Il cambiamento nella nostra professionalità sta proprio qui: si fa scienze anziché fare finta di fare scienze con tutto ciò che ne consegue.

Cambia ovviamente la relazione docente/alunno, insegnamento/apprendimento:

- insegnante che si pone nella condizione degli alunni: sperimenta, studia, elabora i contenuti (a volte di fronte alle osservazioni dei miei alunni ho provato anch'io il "fascino" e l'entusiasmo dell'apprendimento per scoperta)

- insegnante non più inteso come distributore di conoscenze ma come persona che accompagna e guida il ragazzo nel suo cammino di costruzione della conoscenza.

- alunno che diviene soggetto attivo nella costruzione di se stesso! Molto bello anche quanto ha scritto Maribella nelle sue riflessioni: i ragazzi più grandi che si pongono come "esperti" nei confronti dei più piccoli, l'entusiasmo e il piacere di farlo.

Punto cruciale in questo cammino è l'assonanza tra sviluppo del processo cognitivo dell'alunno e capacità del docente di seguirlo in tale percorso, o meglio capacità di capire dove l'alunno si trovi ; e qui viene fuori il famoso docente "esperto di contenuti e metodologicamente preparato", ribadisco la necessità di maggiori scambi a livello di riflessioni sulle parole dei ragazzi e sui loro verbali.

A questo punto esterno anche un mio dubbio, non avendo ancora la possibilità di riscontri da parte di alunni passati alle Superiori: in una realtà di inesistente continuità tra scuola media e scuola superiore che propone ancora come prove di ingresso test basati quasi esclusivamente sui contenuti, come si troveranno i nostri alunni? Come reagiranno loro e i loro genitori di fronte ad eventuali valutazioni negative su prove definite di preparazione di base? Più in generale: come si inserisce un percorso formativo di questo tipo nel corso degli studi del ragazzo?

Esco proprio in questi giorni da un incontro tra alunni di 3^ media e preside del liceo scientifico, un incontro svoltosi all'insegna del terrorismo!

Mi viene da dire che se il percorso di apprendimento funziona a dovere il ragazzo fa propri un modo di affrontare i problemi e di una metodologia di lavoro che lo metteranno in condizioni nel futuro di impossessarsi anche autonomamente dei contenuti.

Nel caso contrario, l'alunno si troverà sprovvisto di metodo di lavoro ed anche di contenuti, se contenuti possiamo chiamare le "nozioni appiccicate"? Anche qui ora mi va di essere ottimista (una volta tanto!): avrà sviluppato un sacco di abilità intermedie (es. capacità di osservare, di formulare previsioni...) e avrà capito che la scienza non è fatta di parole scritte su libri di testo!

Mi rendo conto di aver dato risposta a ben poco di quanto sollecitato da Paola e forse ho sconfinato nel lavoro di altri gruppi, ma è molto tardi e per ora non mi viene in mente niente di più.

Ciao a tutti

Patrizia - Stoppani Lecco