ANALISI DEL LAVORO SVOLTO NEL CORSO DELL’ANNO SCOLASTICO 97/98

Prof. : Medici Patrizia
classe 1 G ( TP)
Scuola media Stoppani Lecco

PREMESSA
Premetto che, come è già ben noto, la mia scuola per parecchi mesi non ha potuto accedere alla rete pertanto la mia analisi risente delle difficoltà, limitazioni e frustrazioni di chi, in un percorso formativo di questo tipo, è costretto a procedere da solo; mi sento di proporre alcune riflessioni generali, in parte già fatte emergere negli incontri di gruppo di giugno, che saranno molto scontate per chi "fa scienze" in questo modo da anni, e che probabilmente non soddisferanno le richieste a cui questa relazione dovrebbe rispondere; potranno servire, forse, a sottolineare le difficoltà di chi come me (già persona "ansiosa" per sua natura) non aveva mai lavorato in questo modo ed è entrata a far parte del progetto senza aver seguito corsi impostati metodologicamente in tal senso e senza avere le competenze minime di informatica (si corre prima di imparare a camminare!).

CONTENUTI
I contenuti affrontati sono quelli programmati dal gruppo di lavoro; in sintesi penso di poter considerare passati i seguenti concetti (faccio riferimento alla mappa 1): orizzonte, variazione della posizione sole sull’orizzonte nel corso della giornata e dell’anno, angoli, parallelismo dei raggi, sorgenti primarie e secondarie, orizzontale e verticale, solido di luce.

Come già fatto presente in giugno, la mia classe ha lavorato poco relativamente alle ombre e alle esperienze in indoor

PROCEDURE E METODOLOGIE DIDATTICHE

Riassumo sotto, a scopo esemplificativo, le fasi di un segmento di lavoro, che poi ha portato al cartellone sul teodolite, attraverso le quali i ragazzi sono giunti a considerare l’esigenza di una rappresentazione di tipo quantitativo della posizione sole.

Problema in esame: "come posso comunicare ai compagni in rete la posizione del sole sull’orizzonte" .

  1. I ragazzi hanno stabilito che per poter "esportare" e confrontare le loro osservazioni era necessario :
    1. uno strumento che permettesse di definire "qual è" la posizione del sole in ogni momento della giornata ( e di conseguenza poter dire anche "come varia" la sua posizione )
    2. uno strumento che permettesse rilevazioni confrontabili
  2. I ragazzi hanno analizzato gli strumenti in loro possesso ( orizzonte visibile , tubo acchiapparaggi , tubo acchiapparaggi montato su un cavalletto per macchina fotografica), ripercorrendo rapidamente il lavoro svolto hanno cercato di rilevare le caratteristiche e le prestazioni di ciascuno.
  3. Hanno rilevato l’inadeguatezza di tali strumenti (l’orizzonte è locale per cui non permette rilevazioni confrontabili, lo studio delle macchie di luce catturate con il tubo acchiapparaggi permette di dire solo se il sole è più o meno alto sull’orizzonte, il tubo montato sul cavalletto da macchina fotografica permette di evidenziare il movimento del sole ma non la sua posizione)
  4. Fase della ricerca di uno strumento adeguato: la situazione si è sbloccata quando qualcuno ha compreso e fatto notare che gli spostamenti del tubo acchiapparaggi erano analoghi agli spostamenti effettuati dal braccio che punta  (il tubo, come il braccio che punta , descrive nello spazio due angoli ovvero l’angolo di altezza del sole sull’orizzonte e l’azimut). Da qui ad arrivare a dire che trattandosi di misurazione di angoli occorrevano dei goniometri il passo è stato breve .
  5. Presa di coscienza della necessità di stabilire delle "regole condivise" per la rilevazione degli angoli ; l’esigenza è emersa quando i ragazzi, lasciati liberi di misurare , si sono accorti che i valori di ampiezza da loro rilevati non potevano essere accettati perché" troppo discordanti"
  6. Individuazione dei problemi legati alla misurazione.
  7. Individuazione criteri per una corretta misurazione degli angoli con il teodolite .

Alcuni ragazzi ( soprattutto quelli con maggiori difficoltà) mostrano ancora problemi ad accettare una rappresentazione di tipo numerico, mentre hanno accettato le rappresentazioni di tipo verbale e grafico .

Ho trovato utilissimo far ripercorrere il lavoro facendo compilare uno schema del tipo :

Penso che in futuro lo proporrò più spesso.
Bellissima in questa esperienza di lavoro è stato l’approccio alla geometria.
Gran parte dei ragazzi non hanno avuto problemi nell’elencare tutti gli elementi di geometria incontrati nel lavoro di scienze e mi sembra molto positivo il loro modo di rapportarsi alla materia; mi pare sia passato molto bene il concetto di angolo, il lavoro sui puntamenti e sul teodolite li ha aiutati moltissimo, sono arrivati ad esempio a capire che la definizione di angolo (definizione statica) che avevano studiato in tecnica calzava per il lavoro relativo agli orizzonti mentre nei puntamenti e nel teodolite gli angoli vengono visti come parte di piano descritta da una semiretta che ruota intorno alla sua origine, i più non hanno avuto problemi nell’accettare le due definizioni ( mi sembra che ora abbiano dato un senso alla definizione che già avevano imparato a memoria in altra disciplina). Da parte mia c’è stato l’attenzione a far utilizzare i diversi linguaggi, a farli riflettere sulle "parole" sui "disegni" sugli "schemi"; i ragazzi quando possono esprimersi in modo spontaneo non prestano attenzione all’uso della terminologia per cui verticale diventa ad esempio orizzontale anche se dimostrano di avere in testa concetti corretti ; non ho preteso definizioni e non attribuisco ad esse, almeno alla stadio attuale del percorso di apprendimento, un grosso valore ai fini dell’indicazione del livello raggiunto.

Interminabile e molto interessante la discussione su verticale ed orizzontale, sono occorse parecchie ore ma quanto hanno saputo tirare fuori! La riproporrei sicuramente cercando di contenere un po’ i tempi ( il dialogare tra pari in rete sicuramente aiuta a far emergere più rapidamente i vari aspetti del problema analizzato).

Gli alunni hanno lavorato :

  1. a classe intera (essenzialmente durante le discussioni)
  2. a gruppi (in tutte le fasi operative, a volte durante la verbalizzazione)
  3. individualmente ( soprattutto per la stesura dei verbali, e quando dovevano rispondere a domande volte a rilevare le pre-concezioni)

MATERIALE

Ritengo che sia indispensabile avere del materiale di supporto alle attività , ho letto e riletto quello fornito e gli appunti presi durante gli incontri, le programmazioni mandate in rete all’inizio dell’anno mi hanno permesso di poter continuare il lavoro anche durante i periodi di isolamento.

Penso che sarebbe utile fornire del materiale anche ai ragazzi ( ma in che forma ?   Schede in parte operative da far compilare loro durante il lavoro e in parte di supporto teorico ? Si potrebbe pensare ad un qualcosa che unitamente ai verbali vada a costituire il loro libro di testo) .

PROBLEMI E RIFLESSIONI

Mi sono rapportata ai contenuti con un certo disagio (almeno su parte di essi), la mia formazione infatti non era tale da permettere di padroneggiare con sicurezza i contenuti proposti; le incertezze e la paura di sbagliare sono state più volte avvertite durante la realizzazione del lavoro, nonostante mi fossero apparse chiare le spiegazioni date nella fase preparatoria .

Ho cercato di seguire scrupolosamente la programmazione ma i dubbi in itinere ci sono stati e penso siano inevitabili; avrei sentito il bisogno di un maggior confronto, magari con un gruppo più ristretto di colleghi; forse creare all’interno della rete dei sottogruppi di insegnanti che" parlano tra loro" risulta più facilmente gestibile in termini di posta elettronica e più rassicurante per chi è costretto a lavorare da solo nella propria scuola (o forse sono io che da persona fondamentalmente timida mi trovo a mio agio nel piccolo gruppo) .

Altrettanto si può dire per la metodologia, analizzare i discorsi dei ragazzi per capire ciò che sta dietro le loro affermazioni , significa comprendere le loro pre-concezioni, capire a che punto del processo di apprendimento si trovano; siamo tutti d’accordo nell’affermare che l’insegnante non è solo un esperto sui contenuti ma deve essere altrettanto preparato dal punto di vista metodologico per poter intervenire al momento opportuno ma non è facile essere un esperto di questo tipo se hai avuto una preparazione scolastica incentrata sulle conoscenze formali; è una preparazione che ti fai con supporti teorici, con il lavoro sul campo e l’esperienza; personalmente non ho una solida preparazione in questo senso per cui oltre agli sforzi personali per lavorare nel modo migliore, ho dovuto fare anche quello, non minore, di accettare errori, e non poche volte fare i conti con il senso di inadeguatezza; la rete può darti un grosso aiuto, scambiando di tanto in tanto, ad esempio, riflessioni e opinioni sulle affermazioni dei ragazzi (io ho interpretato questa frase di Giovanni così .... secondo voi cosa ci sta dietro?...). Non è una critica al modo in cui è stata utilizzata la rete, caso mai è una autocritica per non aver saputo, per vari motivi, (non ultimo quello dell’imbarazzo ad esporsi in prima persona) sfruttare appieno la "risorsa" costituita dalla presenza di ricercatori e colleghi.
Penso di aver fatto del mio meglio nell’ascoltare i ragazzi per capire le loro idee, nello stimolarli all’osservazione, al porsi domande, a fare previsioni ( penso che succederà ....,mi aspetto di vedere) ; ho cercato di non dare conferme o spiegazioni prima che si fossero scontrati con i dubbi, le difficoltà, le incoerenze e si fossero "scervellati "per trovare una soluzione ai problemi. La preoccupazione di non "imboccare" mi ha impedito a volte di dare un taglio alle discussioni piuttosto sterili di chi vuole avere comunque ragione, è un aspetto di cui dovrò tenere conto in futuro per trovare una "giusta misura".

Che percezione hanno avuto i miei alunni della loro insegnante?
Probabilmente diversa dalla mia se spesso nei verbali compare " la prof. ha detto ..." anche riferendosi ad osservazioni o ipotesi che loro stessi avevano fatto ; si possono dare diverse interpretazioni alla cosa :

  1. non si sono sentiti ,almeno in alcuni momenti , i veri protagonisti del processo di apprendimento (per cui l’insegnante dovrà essere "meno invadente").
  2. vedono ancora l’insegnante come "distributore" di conoscenze ( occorre chiarire ulteriormente il metodo di lavoro e il ruolo dell’insegnante).
  3. avvertono l’insegnante come guida nell’indagine e nel processo di apprendimento ma hanno bisogno di conferme e sicurezze( delle tre interpretazioni è la più positiva , occorre probabilmente rassicurarli sul modo di procedere dell’indagine scientifica ....).

La numerosità della classe (27 alunni) ha creato momenti di dispersione e confusione con inevitabile rallentamento dei lavori (e "sovraaffaticamento" di insegnante e alunni)

Ritengo che con classi così numerose sia indispensabile:
- la compresenza con un collega disposto ad affiancarti nei lavori (per vari motivi non è facile però trovare colleghi di altre discipline motivati ad esperienze di questo tipo)
oppure
- una compresenza che ti permetta di lavorare con metà classe per volta

Mentre ciò può essere fattibile nell’ambito del tempo prolungato (se il consiglio di classe fa suo il progetto), vi sono maggiori difficoltà allo stato attuale in classi a tempo normale, forse maggiori possibilità si offriranno in questo senso nell’ambito dell’autonomia scolastica se la scuola lo propone come progetto d’Istituto.
Cercare di far abbracciare il progetto da tutto il Consiglio di Classe (anche per evitare lo stress dovuto al collega che brontola se deve far uscire alcuni alunni nelle sue ore o se ti servi dell’aula scolastica ecc.) è forse una utopia, visto che siamo ancora abituati a ragionare per discipline (la tua...la mia), ma in un percorso di formazione di questo tipo occorre mettere in conto anche le difficoltà che potresti incontrare con i colleghi, difficoltà che a lungo andare possono provocare ulteriore ansia.
Il lavorare in gruppi più ristretti facilita il coinvolgimento nel lavoro dei ragazzi con maggiori difficoltà ; questi alunni hanno partecipato alle fasi operative del lavoro mentre tendevano a rifuggire il momento delle riflessioni personali e delle discussioni .

Altra difficoltà : la collocazione oraria delle lezioni mi ha spesso impedito di utilizzare 2 ore consecutive per le osservazioni in esterno e le ore singole sono risultate alquanto dispersive per le attività (vengono inevitabilmente raddoppiati i tempi di organizzazione delle stesse con conseguente riduzione dell’effettivo lavoro).

Ancora a proposito di tempi....

Il confronto del materiale di altra classe ( 1E di via Cova) mette in rilievo come quest’ ultima sia passata più rapidamente attraverso esperienze diverse (luce/ombra ad esempio); ovviamente per un’analisi dovremmo tenere conto anche delle caratteristiche di ciascuna classe e del fatto che in quel periodo non potevamo accedere alla rete, forse da parete mia c’è stata in alcuni momenti un eccessivo dilungarmi sperando che "tutti arrivassero", forse proporre in tempi più ravvicinati una maggiore quantità di esperienze, per poi ritornarvi più volte, avrebbe favorito l’apprendimento (oppure avrebbe creato maggior confusione?). Penso che proverò in futuro a procedere più speditamente .

I Verbali: per una parte dell’anno ho preteso da ogni ragazzo la stesura del verbale di ogni lezione che spesso veniva redatto a casa individualmente o in piccolo gruppo (anche perché inevitabilmente il suono della campanella ci coglieva alle prese con discussioni e con attività).

I ragazzi si aiutavano con appunti presi nel corso della lezione, la mia raccomandazione era poi quella di scrivere il verbale al più presto; nel far scrivere il verbale a casa, la mia intenzione era anche quella di costringere ognuno a riflettere sul lavoro fatto.

Tali verbali venivano poi letti a rotazione in classe e gli alunni decidevano insieme e liberamente quali scegliere per la trasmissione (spesso hanno spontaneamente assemblato i verbali che ritenevano si integrassero) . Tale modo di procedere è stato poi abbandonato perché risultava loro alquanto pesante  e noioso (alcuni l’hanno considerata l’unica fase brutta del lavoro) e per un buon gruppo di alunni si traduceva nel ricopiare in modo più ordinato le quattro frasi di appunti che avevano scritto in classe. Siamo passati così a ritagliare in classe, forzatamente, lo spazio necessario per i verbali e la soluzione finale è stata quella di scrivere un verbale di classe dettato dagli alunni stessi, ciò ha alleviato anche le fatiche dell’insegnante che doveva leggersi 27 verbali .

Anche quest’ultima non è forse la soluzione ideale perché mi è sembrato che mettesse in difficoltà gli alunni più deboli o insicuri che non volevano esporsi, inoltre se consideriamo il verbale strumento di rilevazione dell’apprendimento questo modo di verbalizzare ti dà indicazioni meno facilmente rilevabili sui singoli; di fatto non ho ancora individuato il modo migliore di procedere forse vale la pena sperimentare le varie modalità di stesura per non appesantire troppo il lavoro dei singoli (e di accontentarsi di verbali "grezzi") .

Si osserva inoltre che molti ragazzi non hanno ancora raggiunto la capacità di condurre le osservazioni in modo sistematico, sono ancora frettolosi e quindi poco precisi nelle misurazioni, si stancano poi delle rilevazioni di tipo ripetitivo e spesso non si prendono cura del materiale (vedi fogli con ventagli di luce strappati o persi), ciò rientra comunque in un discorso più generale di maturazione del senso di responsabilità .

Rete

Oltre a quanto già detto ritengo indispensabile che i ragazzi parlino tra loro, hanno molte aspettative in tal senso ; la comunicazione tra pari favorisce il processo di apprendimento e la maturazione del senso di responsabilità di cui ho fatto cenno sopra .

1G Stoppani Lecco - Patrizia Medici