IL VIAGGIO IN MAROCCO DI DELACROIX


Paesaggio nei dintorni di Tangeri, Eugene Delacroix, dai tacquini del Marocco

 

Eugene Delacroix fin dalle sue prime opere, dimostrò di avere appreso e fatto sua la lezione sul colore di Rubens. La sua attenzione ai rapporti tra le masse di colore all'interno del dipinto è testimoniata dai suo scritti e dalle sue annotazioni sul Journal (i diari), il diario di Delacroix che divenne un punto di riferimento teorico e pratico per molti pittori che vennero dopo di lui. Ma fu l'incontro con la luce ed il colore in Marocco che determinò una svolta decisiva nella sua opera. Durante un viaggio intrapreso in Marocco nel 1832, Delacroix rimase impressionato, come lo sarebbe stato più tardi il pittore tedesco Paul Klee, della qualità della luce e dei colori del paesaggio nord africano.


Interno arabo, Eugene Delacroix, dai tacquini del Marocco

Ma non fu solo la natura dei luoghi a suscitare meraviglia a Delacroix. Le modalità con cui gli artigiani africani decoravano gli edifici, le cercamiche o i tessuti, i loro accostamenti cromatici, denotavano una sapienza dell'uso del colore che spinse il pittore francese a dedicarsi, con un attenzione ancora maggiore, allo studio delle relazioni tra i complementari e agli effetti reciproci tra i colori (quali accoppiamenti accentuavano la vivacità dei colori e quali la ammorbidivano o la spegnevano).

 


Nove schizzi africani, Eugene Delacroix, dai tacquini del Marocco.
Durante il suo viaggio in Marocco, Delacroix tenne una serie di tacquini sui quali riportò una grande quantità di schizzi e di osservazioni sul colore. Gli schizzi erano eseguiti facendo uso della tecnica dell'acquarello, che si prestava a rendere con immediatezza le scene e gli effetti luminosi e di colore dei quali il pittore era testimone. Gli schizzi realizzati da Delacroix sono pieni di annotazioni sui colori , sui loro possibili accoppiamenti per rendere i più diversi effetti. Quando tornò in Francia Delacroix cominciò ad applicare le sue nuove acquisizioni sul colore e sulla luce e a sperimentare delle nuove tecniche di pittura ad olio che rendessero gli effetti di trasparenza e di luminosità dell'acquarello. Il viaggio in Marocco ebbe quindi notevoli conseguenze sul suo modo di intendere il rapporto tra la pittura e la luce. Ciò lo portò a studiare i problemi legati alla luce anche dal punto di vista scientifico. Già nei tacquini del Marocco sono presenti delle annotazioni di carattere teorico sul colore che testimoniano il tentativo di considerare la questione in modo più organico e sistematico.
Sui tacquini del Marocco, Delacroix disegnò un triangolo dei colori su cui erano riportati ai vertici i tre colori primari della pittura (rosso, blue e giallo) e sui lati, tra un vertice ed un altro, i colori che in pittura si ottengono miscelando i tre colori primari (violetto, verde e arancione).Delacroix disegnò il triangolo in modo tale da potere individuare il complementare corrispondente di ogni colore (ogni colore del vertice ha il suo complementare nel lato opposto: ROSSO-VERDE, GIALLO-VIOLETTO, BLU-ARANCIO).
Triangolo dei colori, basato sulla schizzo di Delacroix riportatato su uno dei Tacquini del Marocco


In viaggio da Tangeri a Meknes, Eugene Delacroix, dai tacquini del Marocco.

L'esperienza della luce forte e diretta del Marocco e del modo in cui tale luce modellava le forme e determinava la forza dei colori, lo convinse che la luce ed il colore non potevano essere studiati separatamente tra loro, e che il colore non era altro che la manifestazione più evidente e spettacolare della luce. Ciò lo portò a studiare il colore in modo più sistematico. Anche lui, come più tardì gli impressionisti e i Neo-impressionisti, conobbe e studiò i risultati delle ricerche di Chevreul, ma non solo di quelle di quelle di Chevreul. I suoi studi sul colore, intrapresi con particolare impegno in seguito al viaggio in Marocco, diedero il loro primo importante risultato nella realizzazione del dipinto Donne di Algeri del 1834.


Donne di Algeri, Eugene Delacroix, 1834.

 

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