LEON BATTISTA ALBERTI PIERO DELLA FRANCESCA LEONARDO DA VINCI LA NATURA GUARDATA CON OCCHI NUOVI |
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LEON BATTISTA
ALBERTI (1404-1472) |
A partire
dall'applicazione che ne fece il Masaccio nella Trinità
nel 1426, il metodo della costruzione prospettica si
diffuse rapidamente tra i pittori del tempo. Esso
permetteva di rendere lo spazio bidimensionale del
dipinto come se fosse sviluppato tridimensionalmente, in
profondità. Il primo esperimento di costruzione
prospettica di cui si ha notizia venne realizzato da
Brunelleschi nel 1413 a Firenze; ventidue anni dopo, nel
1435, lo scrittore, architetto, umanista Leon Battista
Alberti scrisse il breve trattato De Pictura, in cui
fissava quelli che erano i primi fondamenti matematici
della costruzione prospettica. |
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Leon Battista Alberti concepisce la visione come una figura piramidale nel cui vertice si trova l'occhio e i cui lati sono formati dalle linee che partono dai contorni dell'oggetto guardato (vedi figura sopra). Secondo questa immagine geometrica il dipinto su cui riportare l'immagine è come una finestra che si trova tra l'occhio e l'oggetto osservato e sulla cui superficie è possibile riportare l'immagine stessa dell'oggetto. E' evidente che se questo oggetto si allontana dall'occhio la sua immagine riportata sulla finestra sarà più piccola. |
PIERO DELLA
FRANCESCA (1420-1492) |
Nel 1479 il frate
francescano Piero della Francesca, insigne matematico e
grande pittore, sviluppò ed estese le idee di Alberti
sulla geometria della visione, componendo il trattato
sulla pittura De Propsectiva Pingendi. Profondo
conoscitore dell'ottica e della geometria, partendo dalle
leggi sull'ottica di Euclide (grande matematico
dell'antica Grecia), studiò il fenomeno secondo il quale
la dimensione degli oggetti riportati sulla finestra
Albertiana diminuivano con l'aumentare della distanza dal
punto di vista da cui si guardavano. Definì pertanto le
leggi proporzionali secondo cui avveniva questo
rimpicciolimento con il mutare della distanza (vedi le
figure sotto). |
![]() AB rappresenta un oggetto (una linea) visto dall'occhio attraverso la finestra che rappresenta il dipinto, CD è l'immagine dell'oggetto AB riportata sulla finestra. |
![]() Allontanando l'oggetto di una distanza due volte maggiore dall'occhio, mantenendo però la finestra sempre alla stessa distanza dal punto di osservazione, si noterà che l'immagine CD di AB sulla finetra sarà rimpicciolita della metà rispetto a alla situazione precedente. Se provassimo a triplicare la distanza tra l'occhio e AB, l'immagine CD risulterebbe tre volte più piccola. |
Piero della Francesca
indagò su altre relazioni di proporzionalità legate ai
cambiamenti dei punti di vista e delle distanze.
Nell'esempio precedente il punto di vista è al livello
del suolo, Piero della Francesca studiò anche i punti di
vista rialzati rispetto al suolo e anche lì scoprì
l'esistenza di relazioni di proporzionalità. Uno dei
casi più importanti che studiò fu quello di un punto di
vista rialzato rispetto alla linea del suolo che,
attraverso la finestra del dipinto, vede una linea
distesa a terra (vedi figure sotto). |
![]() In questo caso l'occhio è sollevato rispetto al suolo e vede una linea AB distesa a terra, l'immagine CD che si formerà sulla finestra del dipinto sarà di una certa grandezza. |
![]() Piero della Francesca scoprì che allontanando la finestra del dipinto in direzione della linea AB ad una distanza doppia dal punto di vista, l'immagine CD della linea distesa che si formava sulla finestra raddoppiava di grandezza. |
Quelli appena esposti, costiuiscono alcuni degli elementi di base di una complessa elaborazione geometrica che portò Piero della Francesca a maturare, grazie alla sua profonda conoscenza delle arti matematiche, una serie di tecniche che gli permisero di realizzare disegni prospettivamente corretti di qualsiasi tipo di figura e da qualsiasi punto di vista. Il suo trattato De Prospectiva Pingendi, divenne un punto di riferimento teorico e pratico per tutti i pittori che dopo di lui avrebbero applicato le leggi della prospettiva per la costruzione di uno spazio pittorico che desse illusione di profondità. | ![]() Costruzione prospettica di una campato con volta a crociera, dal De Prospectiva Pingendi di Piero della Francesca. |
LEONARDO DA
VINCI (1452-1519) |
Leonardo da Vinci dedicò uno spazio notevole, tra i suoi molteplici interessi, allo studio dei fenomeni legati alla luce e alla visione. Aveva appreso pienamente la lezione della prospettiva, ed egli stesso inventò nuove tecniche per la costruzione dello spazio prospettico nella pittura, inventò anche degli strumenti per facilitare il lavoro anche a chi non conosceva la matematica necessaria per potere applicare le tecniche di Piero della Francesca e dei prospettici. | ![]() Leonardo da Vinci, Disegnatore che usa un piano trasparente. |
Leonardo usava uno
strumento analogo a quello raffigurato nella figura
sopra, ma di dimensioni maggiori, per riprodurre le
diverse pose del corpo. Si trattava di un telaio sul
quale era fissatto un piano trasparente. Il pittore
riproduceva sulla superficie trasparente gli oggetti, le
persone o i paesaggi che venivano incorniciati dalla
finestra, ponendosi da un lato del piano assumendo un
punto di vista fisso che una volta scelto non doveva
cambiare mai. |
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Leonardo pensò che la pittura precedente a lui, nonostante le tecniche prospettiche avessero aumentato le possibilità di illusione di profondità dei dipinti, mancasse di naturalezza. Leonardo studiava dal vero la natura e l'enorme quantità di disegni che proudsse , testimoniano come lui avesse maturato un metodo di analisi della natura assolutamente personale e basato, innanzi tutto, sulla sua capacità di cogliere i movimenti e le relazioni tra le cose. Per la realizzazione di questi disegni Leonardo faceva affidamento sulla rapidità con cui sapeva portare su carta, in forma di disegni o di schizzi, anche immagini fugaci come le posture delle ali degli uccelli durante il volo. Grazie alla sua formidabile capacità di visualizzazione, disegnare le cose lo aiutava capirle. |
Leonardo studiò i
fenomeni della luce legati all'atmosfera, e si accorse
come l'aria modificava la nitidezza ed il colore degli
oggetti distanti, si accorse che più erano distanti dal
punto di osservazione, maggiormente gli oggetti
risultavano velati di azzurro (prospettiva aerea).
Osservò e studiò il riflesso cangiante della luce sul
fogliame degli alberi e sulla superficie dell'acqua,
intuì che la luce poteva essere un fenomeno ondulatorio
come il suono. Osservò ed annotò, precursore di Monet,
come il fumo che fuoriusciva dai comignoli delle case
cambiasse di colore e di densità con il cambiare delle
condizioni luminose. Questi studi sulla luce erano
accompagnati da quelli sulla dinamica dei movimenti dei
liquidi e sulle conformazioni rocciose. Leonardo era
convinto di trovarsi in universo in cui tutto era in
continuo cambiamento. Le sue opere pittoriche risentono
fortemente dei suoi studi scientifici, in esse gli
elementi naturali sono resi con grande precisione. Nella
Vergine delle rocce della National Gallery (immagine a
lato) la precisione con cui sono descritte le formazioni
rocciose, il corso del fiume con i suoi riflessi e le sue
trasparenze, l'atmosfera che vela di azzurro le montagne
lontane, testimoniano quanto i suoi studi sulla natura
abbiano determinato in modo profondo la sua arte. |
![]() Leonardo da Vinci, La vergine delle rocce (iniziata il 1483, incompiuta) |
![]() Leonardo da Vinci, Studio degli effetti della luce sugli alberi. |
La ricerca sui problemi legati alla visione e alla luce portarono Leonardo allo studio dei colori. Egli affermava che i colori principali erano sei: il bianco, il giallo, il verde, l'azzurro, il rosso e il nero. Da pittore si interessò alle miscele dei colori. Osservando i colori in natura si rese conto che in condizioni di luce sempre più bassa i colori finivano per non distinguersi tra di loro. Si accorse che le ombre lanciate da fonti luminose colorate presentavano un colore diverso da quello della fonte luminosa (le ombre proiettate da una luce rossa davano sul verde, quelle proiettate da una luce gialla davano sul blu-violetto). Provò a realizzare delle miscele di luci colorate per vedere se otteneva gli stessi colori che si avevano miscelando le pitture. |
Leonardo da Vinci progettò, nel 1490, un trattato in sette capitoli sulla luce e sulle ombre che non venne mai realizzato e di cui ci rimane solo lo schema scritto da lui stesso. | ![]() Leonardo da Vinci, vista dall'alto della valle dell'Arno |